Fisica Quantistica

Quantum Dots (Punti Quantici): Cosa Sono, Come Funzionano e le Applicazioni

quantum dots – in italiano punti quantici – sono nanocristalli semiconduttori di dimensioni estremamente ridotte, nell’ordine di pochi nanometri (milionesimi di millimetro). A questa scala così minuta, la materia inizia a comportarsi in modo diverso rispetto a dimensioni maggiori, perché entrano in gioco i fenomeni della meccanica quantistica.

In pratica, in queste nanoparticelle le normali proprietà dei materiali (come colore, conducibilità e comportamento ottico) non dipendono più solo dalla composizione chimica, ma dalle dimensioni stesse del nanocristallo. È per questo che i quantum dots vengono spesso descritti come “atomi artificiali”: confinando un numero limitato di elettroni in uno spazio così piccolo, emergono effetti quantistici che conferiscono ai punti quantici proprietà uniche e tunabili (ovvero regolabili a piacere variandone le dimensioni).

Una delle caratteristiche più affascinanti dei punti quantici è infatti la loro capacità di emettere luce di colori diversi a seconda della loro dimensione. Quantum dot di dimensioni maggiori tendono ad emettere luce verso il rosso dello spettro, mentre quantum dot più piccoli emettono luce verso il blu o il violetto.

In altre parole, il colore (cioè la lunghezza d’onda) della luce ri-emessa da un quantum dot può essere controllato semplicemente modificando la grandezza del nanocristallo. Questa proprietà – nota come effetto di confinamento quantistico – permette di “intonare” i punti quantici sui colori desiderati, un po’ come regolare le note di uno strumento ma in ambito ottico. Ad esempio, nanoparticelle di solfuro di cadmio di circa 12 nm di diametro assorbono ed emettono luce a lunghezze d’onda tipiche di quel materiale in forma bulk, mentre riducendo le particelle a soli ~4 nm le loro proprietà ottiche cambiano nettamente spostandosi verso il blu​. Questa sensibilità alle dimensioni è il motivo per cui i quantum dots vengono apprezzati come “nanocristalli a colori regolabili”, capaci di aggiungere un intero arcobaleno di possibilità alle nanotecnologie​.

Dal punto di vista della composizione, i quantum dots sono tipicamente costituiti da materiali semiconduttori. Inizialmente molti punti quantici studiati erano a base di composti del cadmio (come seleniuro di cadmio CdSe o solfuro di cadmio CdS) rivestiti da gusci di altro semiconduttore, ma per ridurne la tossicità si stanno sviluppando anche quantum dot heavy metal-free (senza metalli pesanti) come quelli a base di silicio, carbonio o altri elementi​. La struttura interna può essere omogenea (core) o a core-shell (nocciolo e guscio), configurazione che spesso migliora la stabilità e l’efficienza luminosa del quantum dot. In ogni caso, ciò che conta è che ogni punto quantico contiene solo alcune migliaia di atomi in totale​; per fare un paragone, il rapporto di dimensioni tra un quantum dot e un pallone da calcio è simile a quello tra lo stesso pallone e il pianeta Terra​. Questa miniaturizzazione estrema è alla base dei comportamenti insoliti dei punti quantici e del loro potenziale in svariati campi.

 

Come funzionano: la meccanica quantistica in un nanocristallo

Il funzionamento dei quantum dots è legato ai princìpi della fisica quantistica. Quando un materiale semiconduttore è confinato in una nanoparticella di pochi nanometri, gli elettroni al suo interno occupano solo determinati livelli di energia quantizzati, un po’ come avviene negli atomi. 

FOCUS

All’aumentare o diminuire delle dimensioni del punto quantico, cambia la separazione tra questi livelli energetici (band gap), e di conseguenza cambia la frequenza della luce che può essere assorbita o emessa.

In pratica, riducendo le dimensioni di un quantum dot il suo band gap si amplia, causando emissione di luce a lunghezze d’onda più corte (colore più blu); viceversa quantum dot più grandi hanno band gap più stretto ed emettono luce più verso il rosso. Questo spiega la tavolozza di colori ottenibili con punti quantici di diverse dimensioni.
 
 

Un quantum dot può assorbire fotoni (luce in entrata) eccitando un elettrone a un livello energetico superiore; quando l’elettrone torna allo stato di base, il nanocristallo emette un fotone di una certa energia (colore). Poiché i livelli quantizzati dipendono strettamente dalla taglia del nanocristallo, è sufficiente sintetizzare punti quantici di una certa dimensione per ottenere un colore di emissione specifico. Questa proprietà di emissione su misura rende i punti quantici ideali come fosfori (materiali luminescenti) in molte applicazioni ottiche. Inoltre, i quantum dots hanno spettro di assorbimento molto ampio e spettro di emissione stretto, il che significa che possono essere eccitati con una sorgente unica (ad es. luce UV) per produrre diversi colori puri. Sono anche notevolmente più brillanti e resistenti al fotobleaching (sbiadimento sotto illuminazione) rispetto ai tradizionali coloranti organici: si stima che un singolo punto quantico possa essere almeno dieci volte più luminoso di una molecola fluorescente convenzionale. Queste caratteristiche fanno sì che i punti quantici si comportino come ottimi fluorofori, spesso superiori ai coloranti e alle proteine fluorescenti usate in passato.

Un altro aspetto chiave è la versatilità della loro superficie.

I quantum dot possono essere funzionalizzati, cioè ricoperti o coniugati con varie molecole (polimeri, gruppi chimici, ecc.) per renderli più stabili, solubili in acqua o per attaccarvi ligandi specifici (come anticorpi, peptidi o altre molecole di riconoscimento)Un altro aspetto chiave è la versatilità della loro superficie. I quantum dot possono essere funzionalizzati, cioè ricoperti o coniugati con varie molecole (polimeri, gruppi chimici, ecc.) per renderli più stabili, solubili in acqua o per attaccarvi ligandi specifici (come anticorpi, peptidi o altre molecole di riconoscimento). Ciò permette di programmare i punti quantici perché si leghino a bersagli particolari o di combinarli con altri sistemi. Ad esempio, ricoprendo un quantum dot con un guscio di silice o con polimeri adeguati, lo si può rendere biocompatibile e dotarlo di gruppi funzionali (amminici, carbossilici, tiolici) a cui attaccare biomolecole​. Questa flessibilità chimica amplia ancora di più le possibili applicazioni, specialmente nel campo biomedicale, come vedremo tra poco.

Riassumendo, i quantum dots funzionano come minuscole “centrali di luce” quantistiche: assorbono energia e la riemettono con colori controllabili, grazie al confinamento quantistico degli elettroni nel loro minuscolo volume. Questa capacità di controllare le proprietà ottiche tramite la dimensione, unita all’elevata luminosità e alla possibilità di funzionalizzazione, rende i punti quantici dei nanomateriali davvero speciali nel panorama della scienza dei materiali e dell’optoelettronica.

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